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al Codice di Diritto Canonico

 

a cura della Redazione di Quaderni di Diritto Ecclesiale

       

       

       

       

       

       

       

       «In verità grande è il numero dei vescovi. Noi, nella consacrazione, abbiamo promesso una sollecitudine e una attenzione più diligente nell’insegnare e nel governare, e ogni giorno ne facciamo professione con le parole, ma volesse il cielo che la fedeltà alla promessa fosse avvalorata dalla testimonianza delle opere!»[1].

       Basterebbero queste parole del santo arcivescovo di Canterbury, Tommaso Becket, per apprezzare la peculiarità dell’esercizio della potestà nella Chiesa, che si estende ben oltre il governo; nella citazione si menziona infatti l’insegnamento, che è anzi indicato come il primo compito e la prima missione della Chiesa, come ricorda del resto con efficacia la costituzione apostolica Praedicate Evangelium, del 19 marzo 2022. Dovremmo peraltro ricordare anche un altro ambito specifico della potestà e della missione della Chiesa, quello della santificazione. Tre compiti affidati a ogni fedele (can. 204 § 1), che diventano ambiti di esercizio della potestà ecclesiastica, come accade singolarmente nella missione del vescovo, ma in una prospettiva che viene a riguardare anche altri, nel popolo santo di Dio.

       Tommaso Becket ci ricorda anche che l’esercizio della potestà nella Chiesa assume un volto peculiare, che è quello della missione mediante la testimonianza delle opere fino al dono della propria stessa vita, come è accaduto al santo presule inglese. In questa logica, la Relazione di sintesi della prima sessione della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi (4-29 ottobre 2023), al n. 18, a, riferendosi alla responsabilità negli organismi di partecipazione ecclesiale, così si esprime: «la corresponsabilità è per la missione: questo attesta che si è davvero riuniti nel nome di Gesù, questo affranca gli organismi di partecipazione da involuzioni burocratiche e da logiche mondane di potere, questo rende fruttuoso il riunirsi».

       Il presente fascicolo si propone di declinare il tema della potestà ecclesiastica nelle sue diverse dimensioni, tenendo conto del dibattito in corso su questo tema, anche su sollecitazione degli interventi più recenti del Romano Pontefice, evidenziando come lo studio del diritto canonico offra elementi per affrontare in modo puntuale alcuni snodi, richiamare alcune acquisizioni ed evidenziare gli aspetti che abbisognano di un approfondimento.

       Apre il numero un contributo di carattere fondamentale di G.P. Montini, che affronta il tema dell’origine e dell’esercizio della potestà ecclesiastica, tra potestà di ordine e di giurisdizione, presentando quali sono le coordinate del dibattito in corso. Il contributo, nella sua brevità e incisività, è decisivo per collocare ogni ulteriore riflessione nel solco di un confronto già aperto e di cui si devono apprezzare gli snodi principali.

       Segue l’articolo di M. Mosconi, che presenta il tema della potestà ecclesiastica nella Chiesa particolare, articolando la competenza propria del vescovo diocesano, quella dei presbiteri e di tutti i fedeli. Il contributo si diffonde in un’analisi ampia e articolata, che mostra le potenzialità già insite nella norma canonica, per individuare poi alcuni punti di possibile sviluppo normativo, che intrecciano peraltro il percorso in atto nel Sinodo dei vescovi, per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione, comunione, partecipazione e missione. Sono presi in considerazione sia i soggetti (vescovi, altri fedeli e presbiteri) che, seppur succintamente, gli organismi di corresponsabilità ecclesiale.

       Il contributo non tratta il tema della parrocchia, che è invece affidato all’articolo di G. Brugnotto. Nello studio si affronta la questione stessa della natura o meno potestativa di quanto caratterizza la vita parrocchiale, con un riferimento specifico anche alla dimensione sacramentale. L’attenzione alla realtà della cura pastorale consente di individuare sia l’aspettò proprio del ministero presbiterale sia i numerosi ambiti di condivisione della responsabilità che sono presenti nella dimensione parrocchiale ma che attendono ancora di essere adeguatamente espressi e precisati.

       Segue un contributo di D. Salvatori su un aspetto rilevante nel dibattito in corso, che è la considerazione della possibilità di affidare la presidenza di un’istituzione curiale della Santa Sede a fedeli laici, in base alla costituzione apostolica Praedicate Evangelium. Lo studio colloca il tema nella prospettiva più ampia delle coordinate e delle scelte che orientano l’insieme della costituzione apostolica, nel suo orientamento al servizio della missione della Chiesa e affida l’esito del percorso alle valutazioni prospettiche e prudenziali che lo stesso documento propone.

       Chiude la parte monografica il contributo di A. Rava, in cui si affronta puntualmente il rescritto ex audientia di papa Francesco del 18 maggio 2022, relativo alla deroga al can. 588 § 2, per gli istituti di vita consacrata clericali, con riferimento alle parole «è governato da chierici». Il commento analizza le novità del rescriptum e le conseguenze implicate in tali prospettive. Nella parte finale è considerata la figura del superiore maggiore non chierico in quanto ordinario.

       Nella seconda parte del fascicolo viene pubblicato il commento al can. 944, concernente la processione eucaristica per le vie pubbliche e le direttive diocesane (M. Billeri). Chiude il fascicolo la pubblicazione di una relazione tenuta al Corso per operatori delle curie diocesane del 2019, riguardante l’ordinario diocesano, gli istituti di vita consacrata e i monasteri di vita contemplativa (A. Rava).

[1] T. Becket, Lettera 74, in Patrologia Latina, 190, pp. 533-536.

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